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CRISTINA FARANDA, traversata solitaria VULCANO-MILAZZO
12.08.2012

Le foto sono di Vittoria Cusumano, Flavia Faranda, Nino Fazio, Salvatore Cambria

Dopo avere attraversato lo Stretto nel 2010 in compagnia dell'amica Livia Geraci, il virus del Nuoto di Fondo si è radicato nel corpo e nella mente dell'atleta milazzese, autentica innamorata del mare. Per chi vive a Milazzo e ama il nuoto e il blu, raggiungere il Capo partendo dalle Eolie è un sogno "obbligato". Ma è un sogno difficile da realizzare. Ci vogliono braccia, testa e cuore. Gli oltre ventidue chilometri sono stati affrontati con successo solo da quattro atleti, tra i quali solo una donna. Ognuna delle precedenti Vulcano-Milazzo ha una sua storia: quella di Gianni Golini, la prima a nuoto "puro" dopo quelle di Rossetti (con muta e pinne) e di Musciumarra (con pinne), ha aperto le danze nel 1978 in circa 6 ore e mezza e la seconda, realizzata da un trentaquattrenne Pippo Nicosia nel 1986 ha messo una pietra tombale sul discorso record, col tempo di 5h.27'; dopo Nicosia, son dovuti passare altri 21 anni prima che Cristina Scotto tentasse la stessa rotta, in una drammatica traversata chiusa poco sotto le 10 ore nel 2007. L'ultimo a cimentarsi nella Vulcano-Milazzo ero stato io l'anno scorso, a cinquant'anni suonati e ottanta giorni dopo un grave incidente alla gamba, chiudendo in 6 ore e 50 minuti.

Ho quindi avuto la fortuna e il piacere di poter contribuire in piccola parte all'organizzazione dell'impresa di Cristina Faranda con qualche consiglio alla luce della mia esperienza dell'anno precedente. La Faranda ha avuto proprio in Pippo Nicosia la vera guida tecnica per la preparazione fisica, oltre al sostegno di un folto gruppo di amici, tra i quali spicca il nome di Carmelo Di Natale che ha contribuito in modo determinante alla riuscita della prova.

Anche in questa occasione a Cristina si è associata Livia Geraci, anche se le traversate delle due nuotatrici sono "indipendenti" come equipaggio, cronometristi, barche-guida. Cristina ha sostenuto lunghi, anzi lunghissimi allenamenti in piscina e soprattutto in mare. La preparazione è senz'altro adeguata all'impresa che va ad affrontare, in termini di quantità e qualità di allenamento... ma la traversata è un'altra cosa. Le difficoltà sono molte: la rotta, che deve tener conto delle correnti e del vento che a partire da una certa ora comincerà senz'altro a soffiare sul mare; la capacità dello staff di guidare in modo adeguato il nuotatore; la reazione dell'atleta alle condizioni che si incontreranno e che, per quanto ci si sia allenati, non si son potute ricreare in allenamento; la tenuta alla distanza, quando si entrerà in quella "zona oscura" di un chilometraggio mai affrontato prima.

Basterà l'entusiasmo? Basterà la preparazione? Basteranno due anni di nuoto per portare dallo Stretto al mare aperto?

La partenza e le prime ore di nuoto si svolgono come previsto con una certa tranquillità. Del vento dei giorni precedenti è rimasta solo una lieve brezza ma forse le condizioni avrebbero richiesto di anticipare il "via" di almeno un'ora (era una delle raccomandazioni che avevo fatto a Cristina nei giorni precedenti): verso le undici, qualsiasi sia il vento dominante, il mare si incresperà e la nuotata si farà più difficile... sarebbe meglio a quell'ora farsi trovare "più avanti possibile". Come era accaduto anche a me l'anno precedente, la corrente non è dalla parte delle nuotatrici e tende a spostarle verso sud facendole deviare dalla rotta ideale. Quando, dopo alcune ore, le onde incominciano a prender forma, la situazione cambia. Livia Geraci si ritira dopo cinque ore, ancora molto lontana dalla meta e già lontana dalla compagna di avventura... ma anche per Cristina le cose non sono semplici: quando io e Pippo Nicosia la raggiungiamo a bordo del gommone di Gianfranco Andaloro, troviamo una situazione a dir poco confusa.

Tra le tante, troppe barche al seguito, stentiamo a riconoscere la barca-appoggio. Credevo di trovare quella "conosciuta" pilotata da Natale Morabito che aveva sapientemente guidato me l'anno precedente... ma scopro che era stata affidata alla Geraci, mentre La Faranda si era affidata ad un altro barcaiolo eoliano, totalmente privo di ogni esperienza nella guida di una traversata a nuoto - oltre che del fondamentale GPS. Barche a destra, motoscafi a sinistra, yacht di quà e di là, una sorta di processione disordinata nella quale si percepisce immediatamente la mancanza di un "capo". Il barcaiolo precede il gruppo ma non fa nulla di ciò che una barca-guida deve fare: non si preoccupa di dove sia l'atleta, curandosi solo di tenere la rotta e aspettandosi che sia Cristina a cercarlo con lo sguardo, alzando la testa, inseguendolo, zigzagando e sprecando preziosissime energie.

 Il mare ora è decisamente mosso e nuotare è abbastanza difficile, specialmente se non si ha accanto una vera barca-appoggio. Il vento per fortuna adesso ci spinge verso Milazzo, ma la stanchezza è tanta e il contesto è troppo confuso per poter prevedere una felice conclusione dell'impresa, quando ormai sono passate oltre sette ore dalla partenza e la costa siciliana è ancora lontana. Cristina putroppo si è alimentata solo a partire dalle due ore e questo probabilmente è stato un altro errore, perchè ha iniziato ad accumulare stanchezza troppo presto, forse confidando in una soluzione più breve della traversata.

Carmelo Di Natale si rende conto del grande momento di difficoltà e decide di entrare in acqua al fianco di Cristina, facendosi carico di portarle i rifornimenti e di "tenere i contatti" con una barca-appoggio che se ne va per gli affari suoi, con un minimo che non è un minimo. L'amico sta accanto alla nuotatrice per almeno tre lunghe ore, portandole conforto e guidandola nella direzione. E nelle ultime due ore entriamo in acqua anche io e Nicosia, dando man forte a Carmelo nel sostenere la nostra amica. Sono le ore più difficili: ad un certo punto succede qualcosa: un dolore improvviso, la spalla cede e non risponde più. Cristina affronta buona parte degli ultimi chilometri nuotando a tratti con un solo braccio, stringendo i denti e sopportando un dolore che avrebbe fatto risalire in barca chiunque. Ma la "testa" è "testa"... e su quella di Cristina avevamo tutti scommesso fin dall'inizio. In un modo o nell'altro sarebbe arrivata a Capo Milazzo. E ci arriverà, anche con un braccio solo.

Le bellissime rocce del Capo fanno da scenario al momento che Cristina ha sempre sognato. Col dolore si faranno i conti più tardi, ora c'è la festa! Il tempo di oltre dieci ore è certamente superiore a quello che si sperava di realizzare, ma come sempre accade nelle lunghe traversate non è possibile fare i conti senza l'oste, quando l'oste è il Mare Aperto. Come sarebbe finita se si fosse partiti un'ora e mezza prima? E se il barcaiolo fosse stato quello che invece è stato assegnato a Livia? E se si fossero programmati con più attenzione i tempi dell'alimentazione? E se non fosse "partita" la spalla? E se....

Ma non sono discorsi possibili. Ogni traversata è una storia a sè e contiene errori, prove di forza e di coraggio, casualità. E oggi è andata così. Cristina esce dall'acqua con un sogno realizzato - e non è poco - e una spalla devastata. La preparazione, ancorchè accurata e faticosa, non è riuscita a preservarla dall'infortunio: una traversata di ventidue chilometri è una cosa diversa da tutto il resto, e probabilmente non basta un anno di allenamento per preparare il fisico ad affrontare un simile sforzo uscendone integro, anche perchè non si tratta solo di nuotare "a lungo", ma di nuotare in condizioni non prevedibili e in un contesto in cui le condizioni meteomarine peggiorano proprio nella fase in cui il fisico del nuotatore è già gravato dalla stanchezza.

Ma il significato di una nuotata così "va oltre". Ho chiesto a Cristina di scrivere lei stessa qualcosa e quindi lascio a lei la parola, non prima di aver notato la sua straordinaria eleganza nel non menzionare neppure l'infortunio che l'ha costretta a mesi di immobilità e che le impedisce ancora di tornare a nuotare. Allora Cristina, benvenuta nel club!

Caro Nino, scrivere di un’emozione e un’esperienza così forte non è facile ma ciò che non viene difficile raccontare e che non potrà essere mai dimenticato sono tutti gli istanti e le persone intorno a te. Per questo racconto la mia “favola” della traversata Vulcano-Milazzo.

Ore 15,00 p.m.: partenza l’11 agosto per Vulcano, insieme a Livia, con la mente piena di incertezze: “…. la facciamo, non la facciamo …. Il mare …… i barcaioli: si,no,si, no ……., rimandiamo al 19 e se poi è peggio?”

Ore 22,00 p.m.: si decide di farla “o la va o la spacca”

Ore 5,00 a.m.: sveglia e si va sul molo ad aspettare gli equipaggi: alla domanda “come è il mare?” “… mi fate un’altra domanda?.....no tranquilli va a calmare …. mi hanno avvertita della corrente contraria...”

Ore 7,15: punta Gelso, mare calmo splendido, due cari amici, Simona e Telis, si fanno trovare li per augurarti “buon viaggio” e tutto pronto! Gli equipaggi si dividono così: Faranda: Francesco Soldino (conducente), Riccardo Taranto (conducente e barcaiolo), Carmelo Di Natale e Helenio Zaccone, Flavia Faranda (medico) e Antonio Parasporo (crono FICR) - Geraci: Natale Morabito (barcaiolo), Gianfranco Scotti, Simone Perrotta (medico) e Angelina Mangraviti (crono FICR).

Ore 7,30: SI ALZANO LE BRACCIA E FISCHIO DI VIA!

Sembra tutto vada bene, nuoto, senza tappe, per 2h30’, buona andatura i miei supporti in barca, Carmelo ed Helenio, mi dicono che tutto va bene, il sig. Parasporo accenna ad un ok, mi dice starai sotto le 8 ore e così si riprende la nuotata.  Verso le 12,00 a.m. altra tappa, l’amico Carmelo si tuffa per darmi animo, nuota con me. Ecco che arriva Livia che mi dice che le spalle non le hanno retto ed ha deciso di ritirarsi. Dentro di me c’è stato un crollo, quasi una pugnalata, pensieri assurdi, allora neanche io potevo riuscirci, a non potevo deludere me e gli altri, dovevo riprendere volevo tornare a casa a nuoto ….. ho ripreso a nuotare con un buon ritmo e Carmelo mi dava quello giusto.

Da qui il mare si alza, peggiora la corrente, sento tirarmi dai piedi, vibrare la mano in fase di trazione e spinta non riesco a capire se sto andando avanti, arrivano in tanti mi danno altra carica e si va avanti con molta lentezza, mi si dice 100 mt in 15 minuti ….. il tempo passa ….. ritorna l’incertezza.In fase di una presa d’aria alzo la testa e vedo Pippo e gli dico: “coach qui non vado avanti, non so dove devo andare, cosa devo fare …..” Lui mi dice: “Non mollare ora arrivo!”   Si tuffa, si riprende a nuotare ed io gli sto al fianco non lo perdo di vista un attimo, un’altra cosa accade i nuotatori si raddoppiano, ed una formazione di tre grandi atleti (Pippo, Nino e Carmelo) mi fanno da scorta sino alla meta! Nuotano con me per oltre 6 km, sono con me, il sogno riprende e diventa realtà.

Tocco terra, le barche suonano, Livia mi viene incontro, le mie forze fisiche si riducono, ma la felicità si triplica, salgo sulla barca dei miei amici, arrivo al molo e li, mio padre, con una bottiglia in mano, stappa ed il botto mi fa realizzare di avere fatto qualcosa di speciale!  Sin da bambina dicevo che prima o poi sarei arrivata dall’altro lato, ebbene ogni mattina guardo il mare, vedo le isole sullo sfondo e credo di aver dato il massimo, ma voglio riprovarci, voglio provare altre emozioni, voglio NUOTAREEEEEEEEEEEEE!

THE END!

Non possono mancare i titoli di coda perché ognuno di voi ha avuto un ruolo nel mio percorso iniziato il 13 ottobre ed un grazie speciale:

al nal nostro coach Pippo Nicosia che è riuscito a darmi istruzioni, consigli, tecnica ….. per farmi diventare una nuotatrice e affrontare questa lunga distanza!

a Nino Fazio per i consigli, per avermi dato le linee guida del suo percorso e per averlo avuto accanto nel momento di difficoltà!

a Carmelo ed Helenio per avermi sopportata durante l’anno obbligati a leggere i miei progressi e per avermi supportata durante la traversata!

a mia sorella Flavia per aver sacrificato due giorni di ferie per seguirmi in questa impresa, lo so, lo rinfaccerà per tutta la vita ahhhh, scherzo ringrazio per essersi presa una responsabilità e preoccupazione così grande!

ai compagnetti di squadra del Nuoto Milazzo dai quali ho imparato tantissimo!

a Giovanni Arena per i suoi preziosi consigli!

a Ciccio Pensabene, Salvatore Bavusotto, Biagio La Spada e tutti i ragazzi della piscina comunale per avermi dato spazio senza che altri intralciassero il mio allenamento!

infine, a tutti i miei cari, gli amici e anche i nemici perché, quest’ultimi, senza saperlo mi hanno dato una mano spronandomi a dare di più, come si dice: “ an>non tutti i mali vengono per nuocere!!”

BEH CI VEDIAMO ALLA PROSSIMA IMPRESA!!

pagina curata da Nino Fazio

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