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ENRICO GIACOMIN - SABRINA PERON, traversata stile libero VULCANO - MILAZZO
23.09.2016


 La lunga traversata eoliana nel racconto di Sabrina Peron

Vengo anch’io!

La Vulcano - Milazzo inizia a Tarifa. Un anno prima, circa, guardando la costa del Marocco. Io ne parlo (entusiasta, un po’ troppo), Enrico ascolta (attento, anche troppo) e la cosa finisce lì come una delle tante chiacchierate con gli amici. Sennonché, capita che i "troppi" finiscono per collidere. Difatti, passano i mesi, ed Enrico mi scrive dicendo che della traversata ne ha parlato in FINP (Federazione Italiano Nuoto Paralimpico), che ha raccolto l'adesione di Ninni Gambino, delegato FINP per la Sicilia, e che vorrebbe quindi tentarla il 20 settembre 2016, subito dopo la chiusura delle Paraolimpiadi. Se riesce sarà il primo nuotatore paralimpico ad averla portata a termine.

Vengo anch'io! Vengo anch'io!” - dico frenetica (e speranzosa). Si-tu-si” - è la riposta immediata di Enrico (alias il Grande).

Ora tocca organizzare, meno male che per questo c'è Cristina Faranda (che diventerà la vera anima organizzatrice di questa traversata) contattata da Enrico tramite Pippo Nicosia del Nuoto Milazzo. Anch’egli appoggia incondizionatamente il tentativo di traversata e per dimostrarlo “adotta” subito i due nuotatori foresti.

Cristina (alias Super Cristina) si lancia nell'organizzazione con grande capacità, generosità e determinazione. Contatta i barcaioli, Natale Morabito e Carmelo Taranto, reperisce la disponibilità dell'assistente di salvamento e con grande perizia e pazienza, affronta la burocrazia dei doverosi permessi presso la Capitaneria, che appoggia l’evento comprendendo l’importanza di divulgare i valori e i benefici dello sport, in particolare per le persone disabili.

Alla fine, per la data prefissata del 20 settembre 2016, tutti i pezzi del puzzle sono andati a posto: abbiamo le barche, l'assistente di salvamento, il medico i cronometristi, il responsabile di traversata. Non abbiamo però il bel tempo.

E così lunedì 19 settembre, durante la conferenza stampa presso il Comune di Milazzo tenutasi alla presenza del sindaco, Giovanni Formica, dell’assessore alle politiche sociali, Giovanni Di Bella, al delegato FINP Sicilia, Ninni Gambino, al presidente del Nuoto Vicenza, Armando Merluzzi, e a Cristina Faranda, presente come rappresentante del Movimento Sportivi Milazzesi e del Nuoto Milazzo, davanti a una pioggia battente, ci arrendiamo all'evidenza.

Tocca rinviare. Tocca anche riorganizzare. Sembra che il meteo torni favorevole venerdì 23. Allora pronti via: spostiamo prenotazione hotel su Vulcano, verifichiamo le disponibilità di tutti i soggetti coinvolti (barcaioli, cronometristi, assistente di salvamento, medico). Ci siamo. Quasi...manca "solo" il medico.

Nell'attesa, con Enrico e Armando ci spostiamo sul versante ionico della Sicilia, consultiamo sette diversi siti meteo ogni mezz'ora, defatichiamo con nuotatine controcorrente, e, per tenere alto il morale, facciamo il pieno di granite e festeggiamo il compleanno di Armando (auguri Presidente!) con del buon vino dell’Etna. Alla fine rompiamo gli indugi: venerdì si tenta, sentenzia Cristina dopo essersi consultata con i barcaioli. Giovedi 22 settembre siamo di nuovo a Milazzo, il tempo sembra migliorare, Natale Morabito e Carmelo Taranto sono pronti, l'assistente di salvamento (Paolo Laspada) c'è, Mimmo Sarlo conferma che manderà due cronometriste (Angelina Magraviti e Giusy Genovese).

E il medico? Coup de theatre. Sì il medico c’è. Anzi no, non c’è più. Sconforto. Ma se il gioco si fa duro, Cristina Faranda (alias l’Asso nella manica) inizia a giocare. Dopo una buona mezz'ora di telefonate, mentre attendiamo col fiato sospeso, abbiamo il medico: Antonio Orlando, che senza esitazione alcuna decide di unirsi a noi. Non resta che comunicare la variazione alla Capitaneria. Dopo poco Cristina ci raggiunge sfrecciando con il suo scooter e sbandierando trionfante l'ordinanza.

Via! Subito! Destinazione Vulcano. “Tre biglietti di SOLA ANDATA per Vulcano”, chiedo con nonchalance meneghina all’addetto della Liberty Lines. E poi pieno di carboidrati e a letto presto.

La mattina del venerdì 23 settembre sveglia alle 5,30, plum-cake e passeggiata verso il porto, dove ci attende lo Shark di Natale Morabito. Mezz’ora di navigazione con destinazione Punta Bandiera. Li troviamo anche la barca di Carmelo, il Predator, con a bordo Cristina e Paolo.

Enrico ed io entriamo in acqua e tocchiamo gli scogli. Alle 7:07 Angelina dà il segnale di partenza. Si va. Si nuota.

Il mare sembra buono, ma è un'impressione che sfuma dopo poco tempo. L'onda è calata ma non le correnti.
La prima parte è difficoltosa per Enrico, che soffre le bevande e patisce un po' il mare, ma viaggia comunque bene. Così Armando cambia in corsa il “menù del nuotatore” passando a frutta secca uvetta e acqua. Il nuovo “menù” ed una corrente a favore lo fanno andare forte per due, forse tre miglia, sulle 12 e passa totali.

Si va avanti con corrente di fianco che diventa più fastidiosa. Enrico (alias the Lion) prosegue con buon ritmo, accelerando la frequenza della bracciata e tenendo sotto controllo il dolore alla spalla per l’incidente sofferto due mesi prima.

Io, invece, cerco di non pensare e di tenere un ritmo costante. Affacciati sulla barca che mi assiste, senza mai perdermi di vista nemmeno un minuto, si alternano Cristina, Paolo e Giusy che, con precisione cronometrica, prende i tempi e conta le bracciate.

Ad un certo momento, pare che un barcone di turisti abbia deciso di farci ballare passando a un centinaio di metri da noi. Magari, sentito il dispaccio della guardia costiera, vogliono vedere chi sono i due folgorati che sbracciano nel bel mezzo al mare. Armando impreca, Enrico nuota e io non vedo e non sento nulla. Controllo solo la barca a mio fianco e scruto i volti di chi sta a bordo (che a loro volta mi scrutano attenti) cercando di capire come sto andando. Pare che il mio ritmo sia costante, Giusy conferma, anche quando il mare comincia a salire e la stanchezza inizia a farsi sentire: ritmo costante. Poi però comincio a perdere lucidità e sbando un po’ a destra e un po’ a sinistra e poi di nuovo a destra, a bordo si accorgono che qualcosa non va e Cristina, ancora una volta, prende la decisione giusta: entra in acqua e nuota al mio fianco per farmi ritrovare direzione e ritmo. Nuoterà per circa due ore, durante le quali ritrovo il mio ritmo.

A ore 6 e 18 minuti dalla partenza mancano solo tre miglia e il tempo fa prevedere per Enrico un 8.40 finale, ma tocca affrontare una forte corrente prima laterale, poi una (micidiale) frontale. E il tempo si allunga inesorabile.

Riepilogando, Capo Milazzo ormai è vicino, è lì a circa tre miglia. Ma da lì è partita anche la forte corrente in direzione ostinata e contraria.

Un finale da non augurarsi. La scogliera bianca è lì, la vedi, ma per arrivarci bisogna puntare verso il mare aperto per non essere cacciati lontano.

Enrico persevera, si riallunga, un po’ brontola ("ma xio canon, dove xe che se riva?"), un po’ sorride ("always looking on the bright side of life") e controlla a mo' di caimano il tracciato ("Natale, Natale no sta sbagliar").

Io, fedele all'insegnamento di Muhammad Alí ("start counting when it starts hurting, because they’re the only ones that count”), inizio a contare. Conto uno-due-tre-quattro. E ricomincio. E visto che ci sono conto pure i numeri del Predator 1-6-7-8.

Enrico (alias la Leggenda) arriva! Le nove ore sono passate da poco, per la precisione 9h 06min 36sec. Le onde lo spingono forte verso lo scoglio, ma è finita. Si taglia leggermente un dito nel toccare la Sicilia e tenta finanche di alzarsi in piedi prestando ascolto alle richieste che dallo Shark, davanti ad un attonito Armando formula Angelina. Peccato, non ce la fa perché, in caso contrario, avremmo assistito al “Miracolo di Capo Milazzo”. Mannaggia c’è mancato poco! Dobbiamo dunque accontentarci di Enrico nella posizione “sugnu mottu!”.

Io (alias il Ronzino) invece sono sempre lì che conto, do i numeri e non avanzo. Mi fermo e dico: “Ma non mi muovo…” Giusy mi risponde: “Ma no, stai avanzando, nuota, forza!

Forza! Nuota! E io nuoto. Finalmente vedo il fondale, dopo un po' tocco gli scogli. Ma non riesco ad alzarmi, né ad alzare le braccia. “Alza le braccia" gridano dal Predator. Ci provo ma finisco sott'acqua. “Alza le braccia, alza le braccia!”. "Nun ce a fa". "Alza le braccia!". Finalmente mi sollevo in piedi e alzo le braccia. Entrambe, per non sbagliare, e Giusy ferma il cronometro a 9h 26min 11sec.

Numeri finali: 12.3 miglia (circa 23 km) di mare spettacolare ed oltre 27000 bracciate per Enrico e circa 30.000 per me.

Epilogo: Arrivati in porto, con la testa che gira e l’anima ancora nel mare, scambiati abbracci e vigorose strette di mano con amici, sindaco e assessori, scattate le foto d’obbligo, il Wild Bunch (Faranda - Merluzzi - Giacomin & Peron) è pronto a finire in gloria con un brindisi. Brindisi che raggiunge l’apice quando Cristina Faranda (alias Mai Doma) spara lì un “fermi tutti pago io!”. Risate omeriche e frasi in idioma straniero quasi barbare e incomprensibili per l'orecchio siculo ("ah no xio canòn! cossa vuto pagare!") chiudono la partita: Cristina getta la spugna. La traversata Vulcano - Milazzo é conclusa. Non resta che tornare a casa.

Sabrina Peron

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