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PAOLO DOMINONI, traversata s.l. - 26.06.2000

Riportiamo qui di seguito il lungo racconto di Paolo Dominoni, classe 1961, protagonista di un ottimo 36'45" nella singola traversata. Un bel ricordo per lui e una piacevole lettura per tutti.

WOW, WOW e ancora WOW!!! Un sogno è diventato realtà e la realtà ha superato l’immaginazione. In una delle telefonate con Giovanni Calvo lui mi chiese se volevo tentare di battere il record ed io gli risposi: “Guardi – allora ci davamo ancora del lei – per me il record è riuscire ad arrivare di là”. Ero partito con quello spirito ed infatti mai avrei pensato ai cronometristi ed alla ufficialità della traversata; di ciò devo ringraziare Giovanni che è stato lungimirante e previdente. Oggi, a cose fatte, mi fa un gran piacere avere il diploma ufficiale della doppia traversata e sapere di figurare nel “librone” di coloro che l’hanno effettuata! Non che non avessi mai “sognato” di fare anche il ritorno, ma volevo evitare di illudermi per poi avere una delusione troppo grande, una beffa, se non fossi neppure riuscito ad effettuare la sola andata. Un po’ di colpa è anche di Paola, che un giorno diede voce alle mie fantasie dicendomi, candida candida o forse con sottile malizia: “Ma se sono solo tre km e mezzo allora, tu che hai già fatto la Byron, puoi fare andata e ritorno!”. Devo ammettere che questa sua battuta ha avuto su di me un certo effetto di sfida…e meno male!

Il giorno prima della partenza Giovanni mi portò dapprima alla Torre Faro, da dove saremmo partiti e mi fece conoscere il gestore della spiaggia; non ho mai ben capito che ruolo avrebbe dovuto avere, forse fornire consigli sulle correnti. Quindi andammo a conoscere Giovanni Fiannacca, il barcaiolo, ed a vedere la sua barca. Parlammo della scelta dell’ora di partenza e si decise per lunedì pomeriggio alle 17:00 oppure, in subordine, per martedì mattina alle 7:00. Avevo in precedenza accennato a Giovanni dei sintomi di “aria nello stomaco” e senso di nausea che mi disturbavano al mattino, e questi li aveva riportati al barcaiolo; di conseguenza si erano orientati, condizioni del mare e delle correnti permettendo, per una partenza al pomeriggio. Da qui la scelta delle 17:00.  

Giovanni Fiannacca è un personaggio notevole. Intanto è tuttora il detentore del record della traversata, compiuta in 30 minuti. Poi è un pescatore esperto ed un profondo conoscitore del mare e delle correnti dello Stretto. Non ultimo è un severo ma saggio papà di tre bambini, con i quali Paola si è trovata seduta a tavola ed ha avuto modo di apprezzarne l’educazione e la maturità.

Ha preso da tempo la decisione di “stare alla larga”, come dice lui, dalle traversate, perché non condivide lo spirito di coloro i quali arrivano pieni di spocchia e pretendono di essere accompagnati di là con successo comunque, e sempre strappando nuovi record, non rendendosi conto che nello Stretto non è possibile prescindere dal mare e dalle sue correnti. Invece si è fatto coinvolgere da Giovanni Calvo ad accompagnarmi proprio perché io avevo manifestato tutt’altro spirito. Ed ha preso il suo compito con una serietà ammirevole. Lunedì alle 14:00 di sua iniziativa è andato al pilone a vedere come era la situazione e si è reso conto dell’opportunità di anticipare la partenza. Non avendo con sé il cellulare, è tornato a casa ed ha telefonato a Giovanni Calvo sollecitandolo a venirmi a prendere in albergo in anticipo ed a raggiungerlo al più presto. Giovanni infatti ci ha praticamente buttato giù dal letto, i bambini dormivano e noi riposavamo.

Così alle 16:00 circa eravamo già sulla spiaggia dove sta in secca la barca, proprio di fronte a casa di Giovanni Fiannacca. Paola, resasi conto che si trattava semplicemente di un gozzo a motore, decise di aspettarci in spiaggia con i bimbi, per timore di soffrire il mal di mare. Nella concitazione della partenza anticipata, le chiavi della macchina rimasero a me e quindi Paola si ritrovò abbandonata sulla spiaggia senza possibilità di allontanarsene e con i due bimbi da gestire!! Santa Paolina!! Inoltre non riuscì a trovare in tempo il rullino nuovo della nostra macchina fotografica, per cui la consegnò a Giovanni Calvo con sole due foto ancora da scattare. Così ho poche foto ricordo, ma a gara conclusa l’equipaggio ha convenuto che quella mezz’ora di anticipo è stata determinante per la riuscita della traversata: se avessimo atteso le 17:00, quasi sicuramente non saremmo riusciti ad effettuare il ritorno, a causa delle correnti; quindi va benissimo così! Il trasferimento in barca a Torre Faro durò circa dieci minuti, e furono lunghi! La tensione non era altissima, ma aumentava con il trascorrere del tempo, l’atmosfera era seria, ancorchè si scherzasse per sdrammatizzare. Ricordo che dissi a Giovanni: “Be’, due foto ti bastano: me ne fai una quando parto ed una quando…annego!”.

Al momento di buttarmi in acqua Giovanni Fiannacca mi disse: ”Bene, ora siamo pronti; non ti resta che andare e, se credi in Dio, prima pregare”. Gli risposi sdrammatizzando che non mi pareva il caso, non stavo facendo nulla di così speciale.

Quindi mi buttai dalla barca e chiesi un minuto per fare un minimo di riscaldamento. Poi mi dissero di spostarmi ancora più a nord, proprio sotto il pilone, perché sapevano che la corrente mi avrebbe spinto a sud, anche se naturalmente questo non me lo dissero. Guardai l’equipaggio e mi dichiarai pronto a partire; pensavo che mi avrebbero dato il via i cronometristi, invece Giovanni Pizzi mi disse “Quando vuoi tu, siamo pronti”. Così risposi “Ok, allora VIA” e si partì! C’era una coppia in costume da bagno che ci guardava dalla riva e pensai tutto inorgoglito che certamente avevano compreso cosa stava succedendo e quindi ci stavano osservando con curiosità e ammirazione! Paolìn vanesio!!

La traversata fu assai più semplice di come l’avevo tante volte immaginata ed anche temuta. Se non fosse stato per quei disturbi gastrici che mi costrinsero per tre o quattro volte a fermarmi un attimo onde espellere le bolle d’aria che avevo nello stomaco, e soprattutto per la tensione nervosa che mi generarono in quanto non sapevo se questi disturbi sarebbero scemati o viceversa peggiorati con il rischio di degenerare in vomito e costringermi al ritiro, se non fosse stato per questo, dicevo, sarebbe stata veramente semplice. Tanto che quando cominciai a credere nella possibilità di farcela, perché quei sintomi erano svaniti e perché vedevo la costa calabrese oramai prossima, mi domandai se aumentare il ritmo per ridurre il tempo della traversata o mantenerlo costante per provare a fare il ritorno. Arrivai abbastanza vicino al punto di fronte a Torre Faro, la corrente non ci aveva fatto derivare molto. Appena potei presi un sasso dal fondale e lo sollevai ostentandolo all’equipaggio, mentre esultavo, a riprova dell’aver toccato terra: ero felicissimo!! Giovanni Pizzi, il cronometrista anziano, mi disse: "Bravo! hai impiegato una ora e dieci!".

Io ero contentissimo, ma non mi sentivo stanco e mi stupivo di aver già nuotato per un tempo così lungo. Mentre stavo facendo questi ragionamenti tra me e me, sulla barca scoppiarono a ridere e mi dissero: "Paolo, hai impiegato soltanto 36'  e 45''!!! E' un tempo fantastico!!!''. In effetti, mi fecero sapere, a traversata conclusa, che è probabilmente uno dei primi dieci tempi di sempre; spero che presto mi comunicheranno esattamente come si colloca in classifica.   Comunque a quel punto, gasatissimo, esclamai: "Allora non ci resta che tornare!" Subito Giovanni Calvo fu perplesso (poi mi confidò che la causa della sua perplessità risiedeva nel fatto di impegnare ulteriormente l’equipaggio che originariamente era stato da lui contattato per la sola andata) ma Giovanni Fiannacca e Giovanni Pizzi furono entusiasti dell’idea e così si ripartì! In seguito loro mi confidarono che se avessi impiegato una ora o più all’andata non mi avrebbero permesso di tentare il ritorno, viceversa, visto l’ottimo tempo realizzato, gli pareva un vero peccato non provarci.

La traversata di ritorno fu molto più impegnativa. Impiegai una ora e mezza perché scelsero di assecondare la corrente che ci spinse notevolmente a sud. Approdammo infatti addirittura tra la chiesa di Grotte ed il nostro albergo, più a sud del punto dal quale eravamo partiti in barca lasciando Paola ed i bimbi, e dove l’equipaggio sperava di farmi approdare per fare loro una sorpresa! ncontrai correnti di acqua veramente gelida, con mio stupore soprattutto nei pressi della riva messinese e non al largo. Per tre volte, in prossimità dell’arrivo fui costretto a fermarmi per togliermi il mio fedele crampo al polpaccio destro: alla ultima fermata Giovanni Fiannacca mi gridò per prendermi in giro: ”Che si fa, ci ritiriamo?” – ormai eravamo veramente prossimi alla riva e nulla mi avrebbe più potuto fermare, sarei arrivato anche sulle ginocchia! – ed io gli risposi, stando al gioco con allegria: “Ma siamo mica matti!?! Siamo mica matti!?!” e ributtai felice la testa nell’acqua ripartendo per l’ultima tirata.

La soddisfazione all’arrivo fu enorme. Ero raggiante ed anche loro erano estremamente contenti. E’ singolare la complicità che si crea con l’equipaggio in questi casi: lo avevo già notato in occasione della mia prima coppa Byron, quando all’arrivo non soltanto Carlo Moracchioli ma anche i due barcaioli, che neppure mi conoscevano prima di allora, avevano partecipato con altrettanto entusiasmo alla mia esultanza! Dopo qualche battuta scambiata risalii in barca e raggiungemmo in un attimo Paola ed i Bimbi: erano affacciati alla balaustra sulla strada e ci aspettavano, ma scrutavano il mare rivolti a nord, non potendo immaginare che noi saremmo sopraggiunti addirittura da sud a causa della forte corrente!

Quando Paola seppe che avevamo fatto la doppia traversata fu incredula e poi felice…be’, l’ho già detto, un po’ è stata anche colpa sua!! Il resto è cronaca piacevolissima di una settimana di vacanza. Con l’equipaggio siamo stati a cena insieme più volte, ci siamo scambiati regali ed apprezzamento reciproco, abbiamo avuto modo di conoscere le loro famiglie, tra cui la altra figlia di Giovanni Calvo, la ex campionessa italiana di fondo, Teresa, oggi mamma di due bimbi e quindi non più in attività ma che vanta due doppie traversate più una singola nella quale ha accompagnato una nuotatrice cieca che è riuscita a compiere l’impresa! (...)

Va comunque ribadito che la maggior parte del merito è stata dei barcaioli, perchè senza le loro indicazioni, dal decidere in quale giorno partire in base alle fasi lunari allo stabilire l'ora e la traiettoria in base alle condizioni del mare del momento, anche il nuotatore più abile rischia di non riuscire neppure ad arrivare. La corrente lo trascina via e non c'è più niente da fare: non gli resta che risalire in barca. Quindi, onore a loro che sono stati fantastici!   Comunque, è stata una bellissima soddisfazione ed una grande esperienza. E chissà che prima o poi non la si possa ripetere: a Stefania è venuta una gran voglia di provarci e ci siamo promessi che, se deciderà, mi informerà preventivamente in modo da provare ad organizzarci per farla insieme. Allora…a presto!

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